mercoledì 2 marzo 2011

Rogers e il problema dell'empatia

Uno dei capisaldi dell'impianto  teorico di Rogers verte su l'empatia, fondamentale "abilità" che sembra caratterizzare l'uomo.
Il termine empatia fu coniato nell'area Germanica ed è la traduzione di “Einfuhlung” che significa letteralmente immedesimazion introdotta dal filosofo Lipps agli albori del '900. Egli la definisce come la percezione delle proprie forze vitali e delle proprie energie che, essendo unite indissolubilmente alle forze dell'universo, permettono di costituire un unità originaria col mondo fisico e i suoi oggetti. Lipps  considera l'emblema del contatto empatico l'opera d'arte.
Successivamente il termine viene introdotto da Heinz Kohut (2003), teorico della psicologia del sé.
Lo psicologo assegna all'empatia una funzione primaria in quanto permette un accesso al mondo sociale. Nel pensiero dello psicanalista l'empatia è un mezzo utile a capire l'altro ma, condizione indispensabile, è possedere una buona conoscenza del proprio mondo interiore, possibile solo grazie ad un efficace introspezione.
Uno dei seguaci di Freud,  Ferenczi   applicò per primo nell'approccio analitico il sentire empatico. Esso lo ritiene utile perché favorisce un clima di comprensione, di calore e di partecipazione al dolore, uniche discriminanti in grado di poter indurre il paziente ad aprirsi  al proprio vissuto esperienziale.
Ma è con Rogers che tale qualità assume un importanza fondamentale in tutte le sfere della vita umana. Egli innanzitutto conserva l'immagine di un uomo non solo guidato dall'istinto e dall'irrazionalità, impostazione tipica della scuola freudiana, ma soprattutto capace di dirigere attivamente la propria vita in base ai suoi desideri e obiettivi. Egli è mosso da una radicata convinzione che nell'individuo esiste una naturale facoltà di autoguarigione e che ogni persona potenzialmente sia in grado di evocarla per risolvere i suoi problemi.
Rogers quindi contempla una visione più positiva dell'essere umano tendente, se posto nelle condizioni ideali, alla crescita e alla realizzazione di sé (2007).
Nella sua teoria  l'uomo è essenzialmente  votato al bene e gli eventuali ostacoli psicologici che gli si frappongono lungo la strada vengono considerati come necessari al cambiamento.
 Per certi versi il pensiero di Rogers può sembrare ingenuo siccome contempla l'uomo come essenzialmente buono ma corrotto da un'educazione repressiva che in qualche modo lo “incattivisce”.
 Credo tuttavia, sia importante considerare il suo pensiero per le implicazioni positive rivolte specialmente alla capacità umana di autodirigersi, facendo appello all'esperienza personale ed alla saggezza del proprio corpo, piuttosto che alla razionalità che, in quest'ottica, assume  la funzione complementare di conferma o meno delle proprie sensazioni.
Egli chiama la sua terapia “non direttiva” e si fonda su una concezione diametralmente opposta rispetto alle scuole psicoanalitiche precedenti, ossia sposta l'attenzione dal psicoterapeuta all'individuo riservandogli un ruolo meno invasivo (Rogers, Kinget, 1970).
Infatti il terapeuta dovrebbe svolgere solo una funzione conciliante ed essere in grado di consigliare senza imposizioni. I presupposti  rogersiani danno un autonomia fondamentale all'analista che è propenso alla comprensione e all'apertura del mondo soggettivo del suo interlocutore in modo da favorirne l'autenticità.
Il terapeuta si limita perciò a assecondare  il processo di adattamento e  crescita e rappresenta un'innovativa tipologia curativa perché ognuno è ascoltato per la propria unicità senza il filtro di teorie o preconcetti che sembrano limitare una reale comprensione.
 Concetto fondamentale per Rogers è quello di fiducia, da lui definito come quell'atteggiamento necessario a creare un clima di sicurezza e utile a far emergere le risorse individuali. Fiducia quindi nella capacità della persona di poter far fronte ai problemi e alle difficoltà grazie alle proprie risorse.
Si evince che  il terapeuta agisce come una sorta di specchio per il paziente (che lui chiama cliente perché non vuole stigmatizzarlo come un malato)  permettendogli di vedere in maniera più chiara il suo vissuto.
 L'empatia, come è  specificato dallo psicologo americano è la comprensione della persona in un clima non giudicante, che si realizza immergendosi nella sua soggettività,  senza però fondersi completamente con lui, in caso contrario si avrebbe una semplice identificazione che ne comprometterebbe la comprensione (Bruzzone, 2007; p.110).  Per ottenere ciò  sarebbe opportuno  accettare il vissuto cognitivo e sentimentale dell'altro in tutti i suoi aspetti, sia positivi che negativi, senza tentare di forzarli ma accentandoli per quello che sono, comprendendo il significato della sua esperienza.
Osserva Rogers che se un essere umano  è ascoltato empaticamente, si sente conseguentemente più libero di accedere alla propria soggettività  aprendosi al mondo spontaneamente; al contrario, quando manca la comprensione empatica, l'individuo subisce un irrigidimento tale che, alcuni di essi, possono diventare psicotici.
L'ascolto empatico si contraddistingue nel fare chiarezza nella confusione psicologica permettendo di vedere quello che blocca e condiziona   gettando una luce nel magma delle   paure e delle angosce, accompagnato da una guida sicura che, non essendo coinvolta totalmente, riesce a far emergere ciò che non era manifesto.
Per Rogers l'attitudine empatica non è  innata ma può essere insegnata tramite un opportuno addestramento che suppone la scelta di persone propense a svolgere un lavoro su di sé e prevede una riscoperta della autenticità personale.
Queste importanti tematiche non possono che ricondursi in un luogo, come quello della scuola, ricco di numerose problematiche in cui l'allievo è soggetto ad un continuo mutamento e una certa visione pedagogica, con un orientamento comune nel  privilegiare la libertà individuale, non può non tener conto dello strumento empatico come supporto al bagaglio delle competenze del docente.
L'insegnante dovrebbe entrare nell'ottica che  scopo primario dell'educatore è  facilitare l'apprendimento, non riservandosi semplicemente un ruolo passivo riempiendo di nozioni la testa degli allievi, ma facendo in modo che le lezioni diventino interessanti, interattive e costruttive con la possibilità che ogni studente partecipi alla costruzione della lezione. A mio avviso il docente dovrebbe possedere la sensibilità di comprendere ciò che condiziona la riuscita scolastica tenendo conto di fattori legati a svantaggi socio culturali, alle  dinamiche psicologiche individuali e alle differenze razziali, che inevitabilmente influenzano il giudizio delle persone (anche in  coloro che si dichiarano contro il razzismo e le diseguaglianze sociali).
All'insegna della “non direttività” Rogersiana, da un insegnante sarebbe lecito aspettarsi  un  comportamento che permetta di addentrarsi in un'ottica di comprensione empatica con il discente, favorendo la sua libertà di scelta dei percorsi che argomenti che rispondano alle sue attitudini. Questo può prevedere  l'accettazione della totalità dei sentimenti espressi, come la rabbia, la frustrazione,  la paura, oppure la gioia, l'entusiasmo, l'orgoglio.
Un buon insegnante quindi favorisce un clima adeguato a facilitare l'apprendimento delle tematiche che stanno a cuore agli alunni, individuando sia quelle personali che quelle dinamiche del gruppo. In un clima del genere Rogers da per scontato che nell'educando nasca la voglia di apprendere e perseguire i suoi scopi personali. L'insegnante si occupa quindi di fornirgli i mezzi necessari per apprendere ma anche di essere parte del gruppo scolastico, non ponendosi  in una posizione di dominio ma partecipando al clima intellettuale e sentimentale della classe. Egli è un individuo che non fa mistero del suo mondo, raccontandolo e   mostrando il suo vissuto agli altri individui ponendosi nel contempo come soggetto autentico, in grado  d'accettare i suoi limiti e le paure senza mistificazioni (Bruzzone, 2007; pp. 144 – 145).
In questo contesto l'insegnante agisce come una figura che da sostegno e fiducia nel percorso verso il processo di autonomia del soggetto.
Un altro dei  cardini teorici dello psicologo americano è quello di congruenza, ovvero la capacità di essere se stessi ma anche quella di non parlare in dissonanza con il proprio corpo. Essendo che esso agisce sotto impulsi spontaneistici, difficilmente poter dire qualsiasi cosa verbalmente (in disaccordo col proprio) corpo può passare inosservata. Difatti un incongruenza fra le due forme comunicative renderebbe l'insegnante, agli occhi degli  studenti, come non meritevole di fiducia, andando ad inficiare così il processo socio comunicativo e la possibilità di stabilire un contatto empatico davvero autentico.
Un'educazione siffatta colloca l'onere del giudizio sull'operato dall'educatore all'alunno, che potrà compiere un ragionamento su ciò che è stato fatto  e le eventuali previsioni per raggiungere gli obiettivi prefissati, mentre il giudizio del docente sarà invece incentrato solo sull'operato e non trasmetterà una valutazione sulla persona. Nell'autovalutazione entrano in gioco dinamiche diverse secondo Rogers: “Il grado di soddisfazione ricavato da lavoro, se e in quale misura ha sperimentato una maturazione intellettuale e psicologica; in che misura si è impegnato e sentito coinvolto nel corso dell'attività; se si sente stimolato a perseguire qualche obbiettivo suggerito dall'esperienza educativa”(Bruzzone, 2007; p.42).
Conquistando questo genere di consapevolezza, incentrata sul processo di apprendimento, lo scolaro è in grado di valutare ciò che lo favorisce e lo ostacola nel suo personale processo di crescita.
Rogers ricevette diverse critiche alla sua proposta educativa in particolare riguardo al tema della libertà percepita meramente come un lasciar fare senza uno scopo. In realtà la libertà non è totale bensì concessa gradualmente a seconda delle capacità dell'individuo di saperla governare. In questo senso la libertà deve essere conquistata giorno per giorno perché comporta delle scelte e delle responsabilità per cui è necessario essere in grado di sopportarne il peso, specialmente per quanto riguarda i bambini che non hanno formato ancora una struttura psicologica ben precisa.
 Per fare un paragone si può assimilare la libertà ad un cavallo e le briglie al proprio io. Se la briglia sciolta viene concessa immediatamente, nel periodo d'addestramento,la forza istintiva del cavallo ci disarcionerà  rischiando di farci male. Invece se, attraverso alcune direttive, la libertà di correre verrà concessa gradualmente, la forza dell'animale seguirà i nostri dettami e si dirigerà dove noi vogliamo.
Similmente al rapporto terapeutico, per Rogers, anche quello educativo dovrebbe connotarsi come una relazione alla pari, dove l'insegnante riconosce nel discente un proprio valore personale. In questo genere di legame, più libero e svincolato da pratiche manipolative, si consente l'emergere della creatività, intesa come la produzione di qualcosa proveniente dalla fantasia, scevra quindi di imitazioni degli atteggiamenti e comportamenti altrui, e per questo originale in quanto diretta espressione dell'unicità della persona.

Massimiliano Moresco



Bibliografia

Bruzzone D. (2007). Carl Rogers. La relazione efficace nella psicoterapia e nel lavoro educativo. Roma: Carocci.


Kohut, H. (2003). Introspezione ed empatia. Raccolta di scritti (1953-1981) Torino: Bollati Boringhieri.

Rogers C., Kinget, G. M. (1970). Psicoterapia e relazioni umane. Teoria e pratica della terapia non direttiva. Torino : Bollati Boringhieri.

3 commenti:

Pasquino ha detto...

Forse c'è un motivo se le classi sociali che detengono il potere sono totalmente distaccate dalla realtà: sono completamente incapaci di provare empatia...

Unknown ha detto...

Ciao!Hai ragione, è quello che penso anch'io.

Mastro Ipothalamus ha detto...

Complimenti per l'articolo, molto tecnico ma interessante (e interessante perché tecnico). E poi, dico la verità, apprezzo molto Rogers, Jung, Hillman. Se qualcuno fosse incuriosito da un aspetto forse più pratico legato all'empatia a scuola rinvio a: http://mastroipothalamus.blogspot.it/2013/01/sullempatia-scuola.html
Detto questo continuerò a seguire questo blog perché i suoi contenuti non sono per nulla scontati.