venerdì 25 marzo 2011

Educazione al sentire

Oggi sono sempre più le voci che si levano a sostegno di una maggiore integrazione dei vari tipi d'intelligenza nell'essere umano, anche se la modernità, ha costruito le sue fondamenta sull'aspetto razionale dell'intelletto scisso dalle emozioni. Attualmente alcuni psicologi come Goleman (1997) hanno sottolineato l'importanza degli aspetti emotivi nei processi d'apprendimento. Dello stesso avviso è Carl Rogers che auspica una riconciliazione tra ragione e sentimento. Secondo la sua esperienza, maturata nella terapia centrata sul cliente, egli afferma: “questa separazione della ragione dal sentimento, è uno dei primi miti che crollano nell'approccio centrato sulla persona. Gli individui scoprono se stessi comunicando con il proprio essere totale ed esprimendo le proprie esperienze, non con qualche fredda rappresentazione intellettuale di esse” (Bruzzone, 2007). Ciò che Rogers (1976) propone nei gruppi di incontro sembra essere auspicabile anche nelle aule didattiche. L'autore era già all'epoca consapevole che l'educazione subita nei primi anni scolastici diventa un'insana abitudine, difficile da estirpare; tuttavia ottimisticamente incita a non concludere ogni sforzo per favorire una nuova umanizzazione, siccome in gioco vi è la stessa salvaguardia dell'umanità.1 In questa visione olistica, l'educazione ha lo scopo di favorire contesti d'apprendimento e climi relazionali dove la persona, nella sua totalità, possa esprimersi e dove i due aspetti del razionale e del sentimento fondendosi, si aiutano reciprocamente. Io credo che la parte razionale debba svolgere una funzione di indirizzo e di supporto per assecondare quella emotiva. La parte emotiva incidere spesso in modo significativo sulle decisioni, sugli obbiettivi e sulle motivazioni, e reclama a gran voce di essere presa in considerazione. Carl Jung (1997) rileva che le emozioni represse, agiscono in forme e modi che possono risultare dannosi per l'integrità fisica e mentale. La definizione che egli ci propone è il concetto di ombra ovvero una serie di emozioni rimosse e non riconosciute dal soggetto che agiscono autonomamente minando la volontà dell'individuo. Il cuore, spesso confuso con il sentimentalismo e i buoni sentimenti, è assoggettato alla retorica e al pregiudizio. Gli studiosi di recente generazione dimostrano invece che possedere una buona intelligenza emotiva permette di raggiungere risultati migliori (Damasio). E' dimostrato come i sentimenti possano influenzare l'apprendimento, quindi gli apparati scolastici in sinergia con i genitori non dovrebbero sottovalutare tale aspetto . Un atteggiamento di approvazione e di incoraggiamento renderanno i bambini più ottimisti, fiduciosi, curiosi e le piccole sconfitte non andranno ad inficiare i risultati futuri, perché verranno percepiti come semplici segnali per un necessario cambio di strategia. Al contrario coloro che nell'infanzia hanno subito un'educazione contrassegnata da sfiducia o da un eccessivo “ lasciar fare” affronteranno le avversità con un atteggiamento esitante e saranno pervasi da un senso d'inutilità. Per Branzelton, (citato in Goleman, 1997) un famoso pediatra di Harvard, ciò che rende un bambino pronto ad affrontare un percorso scolastico efficace sono le conoscenze procedurali ossia il sapere come imparare. Egli stila a riguardo una serie di abilità: 1.Fiducia: il bambino ha un senso di padronanza sul proprio corpo, sul proprio comportamento, sul proprio mondo; questa consapevolezza, gli permette di avere maggiori probabilità di riuscita in ciò che intraprende; 2.Curiosità: la sensazione che la scoperta sia un attività positiva e fonte di piacere; 3.Intenzionalità: il desiderio e la capacità di essere influenti e perseveranti. 4.Autocontrollo: ovvero la capacità di modulare e di controllare le proprie azioni 5.Connessione: la capacità di impegnarsi con gli altri, basata sulla sensazione di essere compresi e di comprendere gli altri. 6.Capacità di comunicare: il desiderio e la capacità di scambiare verbalmente idee, sentimenti e concetti con gli altri. 7.Capacità di cooperare: l'abilità di equilibrare le proprie esigenze con quelle degli altri in un'attività di gruppo. Tali abilità o alcune di esse possono essere maggiormente spiccate in alcune persone ma è anche vero che queste capacità possono essere imparate e, la famiglia di riferimento, influisce non poco in questa crescita. Uno dei concetti fondamentali che sembrano fare la differenza nella riuscita sociale è quello di empatia. Edith Stein è stata la prima a svolgere ad ampliare questo argomento. Ella definisce empatia la capacità di una persona di cogliere l'esperienza del vissuto altrui e della sua personalità , senza però identificarsi totalmente, rimanendo quindi, un osservatore più efficace.2 L'atto empatico a differenza della simpatia che opera secondo un effetto discriminatorio tendente all'assimilazione o all'esclusione, si caratterizza per una comprensione e accettazione incondizionata dell'altro. In quest'ottica l'individuo empatizzato, attraverso la riconoscenza dell'altro, diviene consapevole della propria unicità irripetibile e preziosa. Il soggetto empatizzante pur riconoscendo l'altrui alterità riesce a percepirne paure, disagi e frustrazioni. Precondizione di una buona empatia è l'essere dotati di buone doti introspettive. Infatti la persona che sa riconoscere e identificare i propri stati interni ha gli strumenti per una migliore comprensione dell'animo umano. A dispetto di una psicologia di “testa” che tende a stigmatizzare e incasellare i comportamenti umani in un disparato ma limitato contesto di categorie, l' empatia favorisce l'individuazione della persona per quello che è, scevra da atteggiamenti giudicanti e valutativi. L'atto empatico contempla necessariamente un clima relazionale approntato sulla fiducia e sull' accettazione e ha come risultante quella che Buber (2003) chiama conferma. Questo concetto si riferisce ad una relazione fra esseri umani che nella reciprocità del rapporto riconoscono la loro originale diversità. L'empatia inoltre comporta l'emergere di una nuova figura, il noi. In questo contesto le individualità, l'io e il tu, rimangono ben distinti e non vi è mai completa identificazione. L'immedesimazione, non essendo totale, permette di rimanere ognuno nella propria originarietà ma, nello steso tempo consente di arricchirla, in quanto il contatto con un altro sé pregiudica un'integrazione delle esperienze soggettive altrui. Per Rogers l'empatia è più un processo che uno stato e consiste “nella capacità di essere compagno fiducioso nel mondo interiore dell'altro” ovvero, nel suo percorso interiore di cambiamento. (Bruzzone, 2007, p.111) Il valore dell'atto empatico si connota per due peculiari caratteristiche: favorire la crescita e il cambiamento. L'individuo non sentendosi giudicato o interpretato come portatore di un comportamento stereotipato, si sente più libero di esprimersi secondo il proprio sentire e percepisce il suo mondo come dotato di valore, consentendogli di gettare le basi verso un miglioramento e un mutamento percepito come significativo. Nonostante quest'epoca sia contrassegnata sempre più dall'omologazione e dall'eterodirezione, dove la singolarità non è apprezzata a meno che non si tratti di individui eccezionali (o ritenuti tali), l'empatia può essere un efficace mezzo per contrastare questa tendenza spersonalizzante. La competenza affettiva piuttosto che delinearsi come una panacea contro un tutti i mali, può diventare propedeutica verso una nuova convivenza civile, dove le singole individualità possano manifestarsi e tendere verso una società volta al benessere. Il neurofisiologo Damasio afferma che le emozioni sono necessarie e influenzano inevitabilmente la capacità di ragionare. Egli ne sottolinea l'importanza come elementi che contribuiscono alla funzionalità del sistema cognitivo ed evidenzia l'interconnessione esistente tra ragione e sentimento, questa complementarità coinvolge a livello neurofisiologico, le due parti dell'emisfero cerebrale. L'essere umano ha bisogno di educare sinergicamente gli affetti e l'apparato cognitivo per un percorso di crescita e di benessere personale che possa permettergli di sviluppare adeguatamente le proprie potenzialità. Nonostante grandi pensatori abbiano capito quanto sia importante curare in egual modo cognizione e sentimento, continua a prevalere la tendenza a sottovalutare l'aspetto emotivo. Ogni persona dovrebbe dare voce ai propri sentimenti, attraverso la parola o la scrittura. Con queste tecniche è possibile comprendere meglio ciò che si prova, rendere tangibile un emozione e fare chiarezza nella propria interiorità per capire ciò che ci serve veramente per essere appagati, imboccando il percorso più consono ad esprimere in toto noi stessi. La simbolizzazione degli stati interni non deve essere mutuata da qualche persona influente che altrimenti contrasterebbe una sana ed efficace auto-comprensione (Corradi, 2003). Infatti una persona che non riuscirà ad esprimere ed a comprendere le emozioni, i sentimenti, le passioni, oltre ad essere meno competente e consapevole, sarà anche più soggetta al dominio altrui. (Gardner, 2003). Lo svuotamento ed il misconoscimento delle emozioni la loro banalizzazione , nel complesso contribuiscono notevolmente alla vendita di emozioni senza implicazioni ne sforzi, ma con un impoverimento dell'universo intimo dell'essere umano che viene impoverito. Bibliografia Buber (2003). Tra il bene e il male. Bruzzone D. (2007). Carl Rogers. La relazione efficace nella psicoterapia e nel lavoro educativo. Roma: Carocci. Damasio A.(2003). Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello. Milano: Adelphi. Gardner H. (1987). Formae Mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza. Milano: Feltrinelli. Goleman, D.(1997). Intelligenza emotiva. Milano: Rizzoli.

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