sabato 30 aprile 2011

La percezione dell'altro: la natura degli stereotipi (2° parte)

In questa parte tratterò di un caso emblematico di riconoscimento o misconoscimento dell'altro: La conquista dell'America. Todorov T. l'intellettuale bulgaro (ma naturalizzato francese) ne ha tratto un saggio profondo ed esaustivo da cui ne ha dedotto il titolo del libro. Egli immagina come la scoperta dell'altro avvenga in più tappe di consapevolezza, dal punto più basso, dove gli esseri umani sono considerati alla stregua di oggetti, indistinti agli altri, a quello più alto, ossia alla massima consapevolezza, in cui le persone di diverse culture vengono considerate diverse ma con uguali diritti e dotati di una propria alterità significativa. Todorov afferma come la conquista dell'America riguardi non solo i conquistatori spagnoli, ma tutti gli esseri umani quando si trovano di fronte a genti e popoli sconosciuti oppure, meno genericamente, il nostro rapporto con persone che appartengono ad etnie o culture altre. Egli suddivide l'opera in quattro temi principali: Scoprire, Conquistare, Amare e Conoscere, accompagnate da personaggi che diventano l'emblema di ogni sezione. La prima parte è nominata 'scoprire' ed è caratterizzata dalla figura di Cristoforo Colombo, il celebre navigatore genovese. La sua perspicacia dimostrata nella navigazione e nella contemplazione e classificazione della natura, non è così fine nella scoperta degli indigeni che quelle terre le abitano. Todorov trae queste conclusioni dalla lettura dagli scritti del navigatore italiano (Todorov, 1982, p.19)che mostrano talaltro alcuni suoi tratti caratteriali e psicologici di estremo interesse. In primo luogo Colombo crede che il linguaggio non sia un insieme di segni convenzionali diverso per ogni popolo, ma è profondamente convinto che le lingue altrui debbano possedere gli stessi significati della lingua da lui parlata. Egli difatti, quando si trova di fronte una parola sconosciuta, ne cerca la corrispondenza spagnola senza preoccuparsi del reale significato che ne danno gli indigeni. Non è un caso che, successivamente, Colombo non consideri la lingua dei nativi come una vera e propria lingua. Ciò lo si deduce dai diari di bordo quando afferma con tono solenne "A Nostro Signore piacendo, al momento della partenza porterò sei di questi uomini alle Vostre Altezze, così che possano imparare a parlare";. In secondo luogo, si desume dai suoi diari (1982, p.41) come il navigatore non sia interessato a scoprire il mondo altrui, in quanto considera le persone di quelle terre come una parte indistinta della natura: "fra gli uccelli e gli alberi vi sono anche gli uomini". Egli non è minimamente interessato all'uomo in quanto tale il motivo è forse da ricercarsi nel fatto che li consideri dei semplici selvaggi, poco più che animali. Le sue osservazioni riguardanti gli indigeni sono generalmente superficiali e riguardano in special modo l'aspetto fisico. Nondimeno è salva la questione morale aprioristicamente decisa dalla cultura di riferimento europea e personale. Inizialmente etichetta tali popoli come dotati di gran cuore, amichevoli e molto docili. Ciò si spiega forse con i doni di collane d'oro in cambio d'oggetti di poco valore. Anche in questo caso Colombo non comprende che anche l'oro possiede un valore convenzionale molto alto per gli spagnoli esiguo, evidentemente, per gli indigeni. In seguito egli muta totalmente la concezione positiva che aveva maturato degli indiani quando impara a conoscerli meglio,incontrando successivamente popoli meno pacifici dove rischiò seriamente la vita. Ciò che fece probabilmente virare decisamente da buoni a cattivi è quando Colombo intuì come molti di loro non volevano sottomettersi allo schiavismo a cui andavano incontro e come normale che fu, si ribellarono. Fonte: La conquista dell'America, T. Todorov, Einaudi, 1982 -Continua-

Nessun commento: