domenica 17 febbraio 2013

L'arte immaginativa



Una forma di cura contrassegnata da meno parole e da più immaginazione sarebbe un passo avanti per superare molte nevrosi col quale, volenti o nolenti, molti di noi sono costretti a convivere. Jung affermava come fosse necessario collegare conscio e inconscio, attraverso l'immaginazione attiva. Ossia la capacità di dar libero sfogo alla fantasia con le sue dinamiche inconsce, spesso illogiche e ambivalenti, per farle confluire in un orizzonte comune lo spazio conscio, il quale, grazie all'accettazione e alla comprensione di certe dinamiche, determinano l'integrazione di immagini e fantasie nel proprio sé. Inizialmente può essere piuttosto sconcertante trovarsi di fronte a pensieri ed immagini contrastanti con la visione che abbiamo di noi stessi. E' inevitabile il crearsi di una tensione tra immagine "ideale" e stereotipata di noi stessi e il nuovo complesso dinamico il quale irrompe nella coscienza lasciandosi spesso sgomenti. Tuttavia quando il nostro io entra in contatto con l'inconscio, così diverso dell'immagine artificiosa che ci siamo creati ma le accetta come parti importanti del proprio sé, potrebbe avvenire un cambiamento: la funzione trascendente. Ossia trascendere lo stato di tensione venutasi a creare per ricreare un nuovo equilibrio. E' importante comprendere come l'io (forse è una caratteristica dell'uomo moderno?) con la sua limitatezza pretende di essere nel contempo onnipotente. Esso non accetta le limitazioni dell'esterno ne tanto meno quelle interiori. E' così plausibile e scontato aspettarsi da parte del soggetto un rifiuto della istanze inconsce, in quanto possono essere un reale pericolo per la tenuta psichica del soggetto. Credo di poter affermare questo in quanto è un evento che si sta verificando in me ed una via che ho trovato per contrastare le energie erompenti dell'inconscio è quello di farlo parlare: 


Depressione,
forma di silenzio di vuoto fertile
dove l'inesprimibile diventa svelabile
intessuta di nere spirali
dove attingere fiorellini
e mietere i freddi strali.

Fosche tenebre all'orizzonte
indicano la strada che portano alla fonte.

Come Thor, martellerò tuoni
per benedire la terra
celebrando nuovi acquazzoni.            
Come Zeus, ghermirò la folgore
fermezza nel potere
conferitomi in amore.

Costringo e mi dispongo
con assenso al mio volere
nuova luce, che osservo scettico
-come vecchio truce-
con spirito penetrante e antico
colgo nondimeno l'innocenza
un affiorare di nuova speranza.

Volontà di potenza:
rimpiazzare la volontà
per anelarne l'essenza
lasciando affluire bontà
profonda e pregnante sapienza
antico aforisma di genialità,
umiltà che sgorga in piccoli anfratti
includendo pensieri ritenuti inadatti
dove il regno della fantasia
si mescola a quello dei fatti.

Una nuova prospettiva:
Etica intrisa di pathos
schiudente un nuovo ethos
in minoranza d'altrui logos.


Ho tentato, forse maldestramente, di dar voce ai processi inconsci lasciando vagare la fantasia su temi che evidentemente per me hanno una certa importanza.Per Nietzsche l'inconscio è l'origine delle arti: l’essenza di tutte le arti risiede nell’inconscio: la più chiara è la voce della musica… Nel mondo dell’inconscio non esiste l’intenzione: la creazione artistica è una creazione istintiva” (Nietzsche,1921).
Questa da me composta sotto forma poetica, non vuole pretendere di essere chissà quale costrutto artistico in quanto la poesia, come tutte le arti, abbisogna di una certa forma. Elemento il quale non è presente in questo scritto in quanto l'unica preoccupazione di cui mi sono dotato dopo averla "buttata" su foglio era quella di renderla minimamente fruibile per i lettori.

L'anima mercuriale


Avete mai provato a prendere il mercurio? fugge e si dilegua similmente ad un anguilla. L'anima, questa presuntuosa presenza, tenta in ogni modo di scavarsi un sua via ma pretende di non essere manovrata, di  non essere inserita in luoghi temporali o in pensieri asettici. Deve e vuole viaggiare libera e sembra avere uno scopo ignoto a gran parte degli uomini...

Quanta amarezza trascino con le stanche braccia
quanto tormento assegno al mio cuore
acciottolo pensieri nel sentiero dell'anima
per favorire i suoi rotondi ghirigori.
Sono una spugna che assorbe dolore
traggo dall'esistenza stille di sudata vita
scavo nei sentimenti con mano tremante
costretto a sobbarcarmi l'ingombro della forma
un anima cerco, l'anima fugge mercuriale.

Inseguo storpie e languide emozioni
in un estinta trepidazione contenuta
Mi riservo di giudicare e osservare l'ineluttabile
spremere il limone consunto dell'esistenza
un amaro sorso "op là"
e via con desuete illusioni.